Sono stati presentati venerdì scorso, 10 novembre, nella sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZSPLV) di Torino alcuni primi risultati del progetto FILIERBA (acronimo di FILIere da ERBA), voluto e coordinato dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino.
Il progetto è stato finanziato dalla Regione Piemonte (PSR 2014-2020, Misura 16.1.1.) per approfondire la conoscenza degli allevamenti di bovini da latte e carne operanti in regione e valorizzare le loro produzioni. La presentazione è avvenuta nel contesto di un convegno dedicato alla biosicurezza, alla sostenibilità e alle qualità degli alimenti prodotti.
Oggetto dello studio, operato da un gruppo di ricerca multidisciplinare, sono state 110 aziende agricole delle province di Biella, Cuneo e Torino, che – dall’analisi operata dal Dipartimento di Management dell’ateneo torinese – nel 90% dei casi utilizzano in diverse percentuali erbe fresche o essiccate (fieni) ottenute da prati e pascoli ad alta biodiversità. In un terzo di esse i foraggi rappresentano il 50-75% della dieta degli animali, in un altro terzo circa il 25-50%, mentre più di un decimo arriva alla quota del 75-100%.
Ed è proprio l’alta biodiversità vegetale presente nell’alimentazione dei bovini a caratterizzare latte, carne e loro derivati che attraverso le analisi di laboratorio rivelano un un profilo nutrizionale dalle caratteristiche benefiche per l’organismo umano.
A confermarlo è Carla Ferraris, nutrizionista ricercatrice dell’Istituto Zooprofilattico torinese (dell’IZSPLV, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta): «Nei latti e formaggi analizzati abbiamo riscontrato un maggior contenuto dell’acido grasso essenziale Omega-3 e di acido oleico, e una minor concentrazione di Omega-6, anch’esso un grasso essenziale. C’è da sottolineare che gli acidi grassi essenziali, non essendo sintetizzati dal nostro organismo, devono essere assunti con la dieta».
«A risultare migliore in questi prodotti», prosegue Ferraris, «rispetto a quello di bovine alimentate in maniera convenzionale, è anche il rapporto Omega-6/Omega-3. Questi lipidi svolgono una funzione rilevante nella modulazione dell’infiammazione: un importante meccanismo di difesa che il nostro organismo mette in atto ma che, appunto, deve essere modulato: gli Omega-3 riducono l’infiammazione, mentre gli Omega-6 hanno una principale funzione pro-infiammatoria».
Latte e latticini non sono da demonizzare, quindi, se gli animali vengono ben nutriti; tutt’altro: «Rappresentano», conclude la nutrizionista, «un importante alimento sia per i bambini in crescita che per gli adulti, essendo un alimento completo, fonte di tutti gli aminoacidi essenziali, ma anche di vitamine e sali minerali, quali la vitamina D, calcio e fosforo, importanti per il benessere delle nostre ossa e dei nostri denti».
Non da meno si sono rivelati i prodotti carnei di queste aziende (provenienti da 14 vitelloni di razza Piemontese), caratterizzati da grassi Bcfa (“Branched-chain fatty acids”, ovvero “Acidi grassi a catena ramificata”), che influenzano positivamente aroma della carne e consistenza del grasso, abbassando il punto di fusione. Inoltre a testimoniare anche qui il buon lavoro degli allevatori, i ricercatori dell’IZSLER (Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna) hanno accertato l’assenza di acidi grassi ciclopropanici, a testimonianza dell’esclusione di foraggi insilati dalla dieta dei bovini.
Lo studio ha anche investigato in profondità l’aspetto microbiologico dei prodotti della filiera polifita, dimostrando che essa garantisce la sicurezza, la qualità e la durata ideale dei prodotti: zero i patogeni individuati infatti nei laboratori dell’IZSPLV nei 40 campioni analizzati.
Da non trascurare, infine, l’indagine che i ricercatori dell’IZSPLV hanno compiuto sulla composizione del microbiota ruminale dei bovini, evidenziando quanto un’alimentazione a base di foraggi polifiti sia in grado di incidere positivamente sulla popolazione microbica del rumine, e conseguentemente sulla qualità delle produzioni.
Al termine della presentazione Michela Paparella, presidente e fondatrice di Kulta, agenzia di comunicazione coinvolta nel progetto, ha sottolineato importanza e ruolo dei nuovi media per portare l’informazione su queste produzioni a strati sempre più ampi della popolazione, e per incidere sulle scelte dei consumatori di oggi e di domani.
«Il progetto Filierba», ha sottolineato Paparella, «ha scelto di avere una parte di comunicazione dedicata anche alla sostenibilità delle produzioni, rivolta a diverse categorie di cittadini, tra cui bambini e ragazzi di ogni fascia di età, insegnanti e genitori, per cui è stata approntata la piattaforma web Scuola Channel. Collegandosi al link www.scuolachannel.it/filierba i consumatori di oggi e di domani troveranno materiali gratuiti per saperne di più su latti, carni e derivati da foraggi polifiti e avere in proposito una corretta informazione. La consapevolezza è basata sulla disponibilità di informazioni utili a orientare le proprie decisioni di sostenibilità per la vita quotidiana, per il pianeta, per la salute delle singole persone e della collettività».
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