Incentrato sullo sviluppo di filiere zootecniche ecosostenibili, in cui i bovini da latte e carne sono alimentati principalmente con erbe e fieni ad elevata biodiversità (polifiti), il progetto FILIERBA (acronimo di “FILIere dell’ERBA”) ha l’obiettivo primario di sostenere gli allevatori piemontesi nel superare le difficoltà che il settore attraversa, e di migliorare la sostenibilità delle produzioni.
Operando nel campo della biodiversità vegetale (i foraggi polifiti sono composti da un minimo di cinque specie), i ricercatori impegnati nello studio – quelli Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e del Dipartimento di Management dell’Università di Torino – si sono prefissati di valorizzare anche le piante eduli presenti in natura (da sempre utilizzate con finalità alimentari e curative) per gli usi che gli esseri umani possono farne oggi.
L’esigenza di riscoprire piante ed erbe da destinare all’alimentazione umana
“La ricerca in natura di piante alimentari spontanee (da alcuni anni denominata “foraging”, ndr)”, spiegano i ricercatori del DISAFA, “accompagna da sempre la vita dell’uomo, con forme e importanza diverse a seconda dei luoghi e dei tempi, ed è una pratica riemergente con crescente popolarità in tutto il mondo. L’esigenza di individuare piante “nuove” da destinare all’alimentazione umana è cresciuta negli ultimi anni anche come reazione alla sempre maggiore omologazione dei consumi alimentari. Essa è quindi un obiettivo importante non solo per diversificare la nostra alimentazione, ma anche per salvaguardare l’agrobiodiversità dei sistemi agricoli”.
Da alcuni decenni a questa parte i consumatori hanno dimostrato una crescente attrazione per il cibo in grado di fornire elementi utili a una nutrizione equilibrata e salutare, risvegliando l’interesse di aziende e ricercatori verso le piante selvatiche commestibili. Allo stesso tempo si registra una rinnovata diffusa attenzione nei confronti delle tradizioni alimentari locali e delle fonti alimentari spontanee, in quanto strettamente connesse al concetto di “terroir” e di eredità culturale intangibile.
“Di conseguenza”, spiegano i responsabili di FILIERBA, “la raccolta di piante spontanee non è più soltanto una pratica di sussistenza, ma anche un’attività ricreativa, che può contribuire allo sviluppo del turismo e del commercio, dando un nuovo impulso alle economie locali”. “Riconoscere le piante spontanee eduli e conoscere le norme di raccolta a cui sono soggette e il loro valore nutrizionale è importante per coloro che operano sia nell’ambito dell’assistenza all’agricoltura, sia in quello del turismo e della ristorazione”.
Un evento di formazione dedicato agli operatori agricoli, forestali e turistici
È per questi motivi che, nell’ambito delle numerose attività del progetto FILIERBA, martedì 16 aprile scorso a Traversella (comune della Valchiusella, in provincia di Torino), i responsabili del DISAFA, in collaborazione con il Club Amici Valchiusella, hanno organizzato l’evento intitolato “Verso una filiera delle piante spontanee commestibili dei prati e pascoli piemontesi”, che si è articolato in due diversi momenti: una passeggiata guidata dalle “magistre” e “magistri d’erbe” (gli esperti divulgatori del club) della Valchiusella e da esperti botanici del DISAFA, per osservare le erbe spontanee sul terreno, e una seduta di lavoro in aula (presso il “Soggiorno Montano” di Traversella, ndr). In questo seconda parte dell’attività sono stati approfonditi gli aspetti di filiera, della qualità e degli usi tradizionali delle erbe, a partire dai risultati ottenuti nel corso del progetto stesso attraverso le ricerche condotte da DISAFA e DIPMAN.
L’evento ha mirato a trasmettere ai partecipanti – operatori agricoli, forestali e turistici e ristoratori – le principali conoscenze su alcune delle specie spontanee eduli presenti nei prati e nei pascoli piemontesi, le tecniche più opportune per la loro raccolta e conservazione e i requisiti principali per la loro commercializzazione. Oltre a questo, sono stati trattati anche le loro proprietà salutistiche e gli impieghi in cucina.
Dall’incontro è scaturito un interessante confronto tra i presenti, che ha messo in luce quanto il foraging – promosso attraverso la trasmissione delle suddette conoscenze – può contribuire proprio allo sviluppo di un turismo lento e sostenibile e delle economie locali
Positivo è risultato l’esito dell’iniziativa, a cui hanno partecipato una trentina di guide escursionistiche e ambientali della Regione Piemonte, alcuni dottori agronomi e forestali e ristoratori.
Le foto di questo articolo sono di Ginevra Nota – DISAFA Università degli Studi di Torino©